La parola è un suono
interiore..Il significato dell’oggetto si svuota, rivelando il puro suono della
parola. L’anima prova un’emozione senza oggetto, che è ancora più complessa del
suono stesso. (…)
Ogni linguaggio ha un
suo repertorio specifico che lo definisce
e ne permette il funzionamento, ma ogni linguaggio ha un altro riferimento e
diventa arte, sia essa visiva, musicale o altro nel momento in cui incontra
l’anima di chi lo usa e diventa strumento per donarsi all’anima di chi ne
fruisce. Colore e forma sono mezzi espressivi comuni con i quali far vibrare le
corde emotive .(…)
E’ bello ciò che nasce
dalla necessità interiore. E’ bello ciò che è interiormente bello.
La bellezza di un
colore o di una forma non è nella sua estetica, ma perché provoca una
emozione e ogni emozione arricchisce
l’anima. Se l’artista è il sacerdote della bellezza, la bellezza deve ispirarsi
al principio del valore interiore. L’unica misura della bellezza è la grandezza
e la necessità interiore.
W Kandinsky Lo spirituale nell’arte.
Modulare la vita : da che parte si comincia? Dalle favole,
dai sogni sicuramente.
Molto facciamo con le parole, la parola racchiude in se stessa un mondo, quando parliamo utilizziamo le parole pensando in modo casuale, come se esse fossero dei semplici tramiti del pensiero e non un qualcosa di magico che costruisce la complessità della vita.
Parole e realtà: da bambini il potere delle parole ci era
profondamente chiaro: costruivamo magie con le parole magiche: aprivano porte,
facevano uscire il mago dalla lampada di aladino e potevano ammaliare il
principe o il re.
Il padre nostro o qualsiasi litania AVEVA IL POTERE di
allontanare il male e benedire il bene, poi la parola è divenuta un qualcosa di
definito per convenzione, in cui il significato ne creava la natura e la
connotava in modo specifico, per legge.
Come possiamo credere che le parole siano definibili solo in
relazione al loro significato e non relativamente all’esercizio delle
sensazioni, del sentire, quali veicoli profondi del se dimenticato. Possono
costruire realtà non visibili, evocare suoni, odori, situazioni e magie. Ognuno
di noi combina le parole secondo uno schema che costruisce e decostruisce
continuamente alla ricerca di una chiarezza di immagine.
Pensare per immagini è la modalità che mi si addice: quando
penso e colloco nell’aria le parole esse si compongono come su un pentagramma
davanti a me e il loro ritmo, il profumo si
situa là dove finisce il mio pensiero, puro incontro tra due mezzi
espressivi, l’uno interiore il senso, l’altro esterno l’altro e la parola quale
mediatore tra i due mondi, che costruisce un terzo mondo, con regole binarie,
mai sazio di se stesso.
Potrei continuare così a tessere parole in arazzi
splendenti, con profumi colorati e fuochi vividi, potrei evocare l’amore, la
passione, l’odio funesto e qualsiasi espressione diversa da questa o l’assoluto
contrario di essa e sempre ho una parola nascosta nel profondo dell’anima, una
parola per l’ira, una per la gioia, di più per la tristezza o per l’amore.
A nulla vale profondersi in complessi e monotoni
sciorinamenti di parole costruite secondo una legge meccanica o grammaticale.
Occorre separarsi dalla visione della parola imbiancata, uscire dai meandri del
ben detto.
Ogni parola ha un
ritmo interiore, una profonda identità che sola definisce la sua portanza e
prestanza.
Sì le parole sfuggono alla legge, non perché ribelli in se
stesse, ma perché hanno una legge interiore comprensibile solo ai poeti e ai
santi, oltrechè ai bambini che riflettono per parole e ancora NON CONOSCONO le
regole dei grandi.
Un percorso che porti alla riscoperta della parola quale
veicolo del senso e dei sensi e permetta di costruire altri percorsi di
indagine su di sé o ci guida alla scoperta di noi stessi, di quella parte di
noi che fatichiamo a chiamare sé, ma che dentro di noi si costruisce pian piano
secondo schemi ripetuti.
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